B. TASSO, Rime (2 voll.)
Al principio degli anni Trenta del Cinquecento, mentre ancora fresche di stampa erano le Rime del Bembo, del Sannazaro, del Trissino, le proposte liriche di Bernardo Tasso (1493 – 1569) si presentarono come un ragguardevole tentativo di mediazione tra un troppo rigido petrarchismo e l’oltranzismo classicista dei circoli fiorentini. Aprendo la via all’imitazione anche della coeva fioritura della lirica latina, dai lusus del Navagero alle odae del Flaminio, il Tasso compieva un ulteriore e decisivo passo verso la piena nobilitazione del volgare letterario. La sua raccolta lirica, tra le più importanti, oltre che imponenti come mole, della grande stagione della poesia cinquecentesca, è qui offerta nella sua integrità dopo oltre due secoli dall’ultima edizione. Per i primi tre libri il testo è offerto nella lezione delle principes degli anni Trenta, sia per ragioni di documentazione storica che di effettiva correttezza di quelle edizioni; la produzione più tarda è invece offerta secondo l’ultima edizione approvata dall’autore, la giolitina del 1560.