R. NANNINI, Epistole d’Ovidio
Il Nannini (1518 – 1580) appartiene alla folta schiera degli autori ingiustamente dimenticati dalla moderna storiografia letteraria. Collaboratore fisso della stamperia giolitina, elegante poeta, editore sia delle Storie di Giovanni Villani che della Storia d’Italia del Guicciardini, si dedicò soprattutto a un’instancabile attività di volgarizzatore dal latino: Cornelio Nepote, Ammiano Marcellino, Petrarca (il De remediis), Olao Magno sono soltanto alcune delle sue numerose imprese traslatorie; il capolavoro fu la versione delle Heroides, eccezionale frutto della grande stagione dei volgarizzamenti cinquecenteschi, il più noto fra i quali è l’Eneide del Caro. Nella splendida musicalità del verso sciolto, scelto in anticipo e con esiti anche migliori di quelli della versione del Caro, le Epistole d’Ovidio di Remigio Fiorentino, più volte ristampate nei decenni a cavallo tra i due secoli, vennero a costituire il modello per l’ispirazione patetica della poesia tardo cinquecentesca e del primo barocco.