R. NANNINI, Rime
Quasi del tutto ignorato ai giorni nostri, il Nannini (1518 – 1580), comunque più noto con lo pseudonimo di Remigio Fiorentino, fu fino all’Ottocento nel novero dei classici della nostra letteratura per la splendida traduzione delle Heroides ovidiane; le Rime, opera giovanile andata in stampa per volontà di Ludovico Domenichi e contro le intenzioni dell’autore nel 1547, ma composta all’inizio del decennio, paiono celare, nella struttura apparentemente innocua del canzoniere d’amore, la narrazione della travagliata vicenda dei rapporti dell’autore con una comunità evangelica fiorentina, adombrata nel personaggio della donna amata, designata col simbolico nome di Fiore. Delle Rime, opera comunque notevole per eleganza di stile e sperimentalismi metrici, viene qui offerta una lettura in chiave, che, se pure insufficiente a sciogliere tutti gli enigmi proposti dal testo, tenta tuttavia di far emergere le tracce riconoscibili, dalle simpatie valdesiane nella Firenze di Cosimo I ai contatti con i gruppi eterodossi attivi nella Repubblica di Venezia, dello spiritualismo evangelico nell’opera del Nannini.