B. ROTA, Carmina
Oltre che sul breve corpus di Egloghe pescatorie d’ispirazione sannazariana, presente a catalogo quale titolo inaugurale di Feronia – Collezione di poesia (1990), la fama di Berardino Rota poeta, e poeta genuinamente bilingue, riposa sulla raccolta di Carmina (Napoli 1572) che può considerarsi il suo definitivo tributo spirituale e letterario alla Musa latina, la cui durevole frequentazione – già attestata dalle precedenti stampe giolitine dei miscellanei Lusus (pubblicati per cura di Ludovico Dolce, Venezia 1554) e dei Poemata (Ibid. 1567) – s’invera nella scoperta di una affettuosa e accorata intonazione lirica, armonicamente commista di echi virgiliani e ovidiani, del tutto degna dell’illustre tradizione neolatina partenopea. La silloge, suddivisa per generi (elegiae epigrammata sylvae), è suggellata dalla meritamente celebre naenia in morte di Porzia Capece, l’amatissima moglie del poeta.