B. ROTA, Egloghe pescatorie

Vignetta incisa della prima pagina dell'edizione napoletana del 1726 delle Poesie del Rota

Vignetta incisa della prima pagina dell’edizione napoletana del 1726 delle Poesie del Rota

Di volta in volta citato come protagonista della stagione del petrarchismo in Napoli o dell’avvento del manierismo, il Rota (1509 – 1575) è, al di là delle formule, una personalità poetica di rilievo: la sua opera più significativa è costituita dalle quattordici egloghe pescatorie, egloghe di un tipo particolare nell’ambito della bucolica, che ai tradizionali pastori d’Arcadia sostituisce i pescatori di Mergellina. L’invenzione risale alle piscatoriae latine del Sannazaro, al Rota se ne deve la ripresa in volgare. È un genere di chiara ascendenza partenopea, che nei toni di popolaresca e sensuosa vitalità trova i suoi momenti migliori: vi trascorrono i giardini delle ville di Chiaia, i borghi e i lidi del golfo di Napoli, con le sue isole, Ischia, Nisida, Procida, che animandosi assumono i connotati di ninfe marine e dèi fluviali.

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