F. M. MOLZA, Elegiae et alia
Le sfortunate circostanze che impedirono la pubblicazione delle opere molziane nel corso del Cinquecento hanno fatto della sua figura di autentico poeta, riconosciuto come tale accanto ai maggiori dai contemporanei, niente più che un nome da repertorio erudito. La pur vasta raccolta allestita a metà Settecento da Pier Antonio Serassi finì per assemblare caoticamente e senza alcuna organicità i vari contributi che l’erudito riuscì a radunare. La produzione elegiaca, peraltro, fu la sola alla cui sistemazione il Molza (1489 – 1544) poté attendere prima della morte: il codice apprestato per la stampa finì poi al suo ultimo patrono, il cardinal Alessandro Farnese, ed è ora riconosciuto nel Borgiano lat. 367, attualmente alla Vaticana, codice sul quale già a inizio secolo aveva richiamato l’attenzione Vittorio Cian e che fu in minima parte e maldestramente riprodotto da un allievo di lui, Felice Baiocchi. Fondandosi su tale autografo, la nostra edizione propone per la prima volta a stampa il testo dei quattro libri di Elegiae quale fu concepito dal Molza e quale finora non si è mai potuto leggere. Segue una doppia appendice: una delle varianti dei testi a stampa che riproducono le elegie presenti nel Borgiano e l’altra dei componimenti stampati nel corso del Cinquecento e assenti nell’autografo. L’immagine dell’opera latina molziana che ne emerge propone non soltanto le celeberrime prove poetiche dell’Ad sodales o delle elegie dedicate a Beatrice da Ferrara, ma offre un quadro complesso e ricchissimo di particolari di eventi e personaggi di fondamentale importanza nella storia italiana ed europea: dalle imprese di Carlo V al contenzioso sull’annullamento del matrimonio di Enrico VIII; dal Sacco di Roma alla memoria e al compianto del cardinale Ippolito de’ Medici, mancato eroe della liberazione dell’Italia dallo straniero.