G. SALOMONI, Rime
Nei primi decenni del Seicento, illuminati dall’astro del Marino, gli udinesi Accademici Sventati vollero vedere nel compatriota Giuseppe Salomoni (1570ca. – 1630ca.) colui che avrebbe potuto mettere in forse ‘la palma e i premi’ al genio napoletano, un’iperbole espressa per amor di patria, ma altrettanto eccessivo è l’ingiusto oblio che su di lui è calato. Le Rime, una raccolta magmatica ed esorbitante come si addice a un canzoniere dell’età barocca, trascorrono tra svariati generi e metri, ma con una predilezione indubbia per il sonetto. Non mancano le bizzarrie concettiste, né l’enfasi declamatoria, ma la cifra più autentica della poesia del friulano sembra ereditata, con delicato studio, dai modi tassiani e guariniani della ‘piacevolezza’.