L. DOLCE, Medea

Medea in un affresco pompeiano

Medea in un affresco pompeiano

Rifacimento della Medea di Euripide, ma con alcune ripresa dalla versione senecana, l’opera del Dolce, la cui princeps data al 1557, si inserisce nel filone giraldiano della tragedia orrorosa, mantenendo però l’equilibrio e la compostezza che la necessità di attenersi all’originale antico comportava. Della libertà consueta ai volgarizzamenti cinquecenteschi il Dolce si serve soprattutto per accentuare i tratti negativi dell’eroina, da lui trasformata in una sorta di creatura infernale, posta fin dal Prologo sotto una luce sulfurea che si fa via via più cupa in un crescendo inarrestabile in cui il dispiegarsi della volontà di vendetta su Giasone travolge ogni cosa nella catastrofe tragica.

frecc